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Cara MicroMega - Gli interventi dei lettori
I pericoli dei treni condotti da un solo macchinista
Ogni tanto la carta stampata e la televisione si sono occupati degli endemici problemi in cui versa il Trasporto Ferroviario Italiano. Ho visto delle trasmissioni televisive in cui conduttrici/conduttori ponevano domande specifiche ai loro ospiti su treni sporchi, treni soppressi, treni poco puntuali, liberalizzazione, concorrenza per un miglior servizio, Alta Velocità, ecc. Non ho mai sentito un giornalista porre ai responsabili delle Imprese Ferroviarie italiane le seguenti domande:
È vero che moltissimi treni vengono condotti da un macchinista unico/solo?
La nuova impresa ferroviaria Ntv farà condurre i suoi treni ad alta velocità da un macchinista solo?
Purtroppo i giornalisti alcune volte si distraggono, non so perché.
È successo a Lilli Gruber, credo nel 2009, invitando l’Amministratore Delegato del Gruppo FS spa Mauro Moretti.
A Fabio Fazio, invitando l’industriale illuminato Montezemolo.
Alla conduttrice di Effetto Domino su LA7, invitando di nuovo l’AD Moretti.
A dir la verità Lilli Gruber, se non ricordo male, fece una domanda a Moretti: ma se il "macchinista solo" si sentisse male? Moretti rispose: il treno si ferma!
È vero, il treno si fermerà prima o poi senza pregiudicare la sicurezza dei viaggiatori. Moretti però non ha detto niente rispetto alle modalità e alla necessaria tempestività del soccorso al "macchinista solo".
Pongo le seguenti domande:
Se un "macchinista solo" durante la condotta del treno fosse colto da malore improvviso in una galleria, su un viadotto, su linee ferroviarie inaccessibili alle auto, ecc., come verrebbe soccorso e in quanto tempo?
Se ci fosse la concomitanza del malore del "macchinista solo" e del malore di qualche viaggiatore in tali circostanze come si organizza il soccorso?
Se ci fosse la concomitanza del malore del "macchinista solo" e un’avaria alla locomotiva in galleria, su un viadotto, ecc., il capotreno che non sa né condurre il treno né operare sul Mezzo di Trazione, come gestirebbe il tutto e magari anche eventuali crisi di panico dei viaggiatori?
Naturalmente le Imprese Ferroviarie Italiane avranno delle procedure operative per assicurare il pronto soccorso ai viaggiatori.
Condivido quanto scritto da Trenitalia, a proposito del pronto soccorso al cliente/viaggiatore e al capotreno.
Il treno, condotto da una figura professionale altamente qualificata (macchinista), potrebbe arrivare in qualsiasi stazione più idonea al mezzo di soccorso pubblico per un tempestivo intervento sanitario. La stazione più idonea potrebbe anche non essere la stazione più vicina al punto della linea ferroviaria dove si è verificato il malore della persona che ha necessità di soccorso medico. In siffatte condizioni si garantirebbe in modo inequivocabile la “Tempestività dell’intervento sanitario”. Si può dunque dire che fino a quando il "macchinista solo" sta bene in cabina di guida la tempestività dell’intervento sanitario sarà comunque assicurata.
Che succederebbe al Sistema se quel "macchinista solo" sul treno dovesse avere un malore improvviso?
Domanda che tutti i soggetti deputati alla Prevenzione Aziendale dovrebbero porsi.
Nel dicembre 2010, su Rainews24, ho ascoltato e visto il discorso del segretario del Pd Pier Luigi Bersani a piazza S. Giovanni a Roma.
Dopo circa 16 minuti l’on. Bersani si è interrotto dicendo: “scusate”.
Una persona si era sentita male sotto il palco e in circa 3 minuti è stata soccorsa dagli addetti del 118. Prima di riprendere il discorso, il segretario del Pd disse: “va bene, pare si sia risolto per fortuna. Meno male, meno male”.
Spero si sia trattato di un malore passeggero; la “tempestività del Pronto Soccorso”, in qualsiasi situazione ci si trovi, è molto importante! È un valore.
Del resto il Legislatore ha già fornito importanti indirizzi attraverso l’emanazione del Comunicato n° 87 della Presidenza del Consiglio dei Ministri relativo al DPR 27 marzo 1992, "Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza".
In tale documento viene stabilito: “[…] il soccorso sanitario primario […] dovrà estrinsecarsi in un periodo di tempo non superiore agli 8 minuti per gli interventi in area urbana e di 20 minuti per le zone extra-urbane”.
Nel novembre 2007 l’Università di Urbino ha presentato uno studio sull’applicazione del D.M. n. 388/2003 al personale a bordo treno.
In questo convegno ha preso la parola anche il dr. Beniamino Deidda, attuale Procuratore Generale di Firenze.
Alla fine del suo intervento il dr. Beniamino Deidda concluse: “In conclusione mi pare che possano essere condivise le osservazioni contenute nella ricerca, soprattutto per quanto riguarda la stretta connessione esistente tra l’organizzazione del servizio di trasporto ferroviario e il rispetto dei requisiti minimi stabiliti per il pronto soccorso al personale e ai passeggeri. Credo anche che sia giusto aggiungere che l’eventuale istituzione dell’agente unico, nella presente organizzazione del servizio di trasporto, non è compatibile con le esigenze del soccorso individuate dall’art. 15 del D. 626. Questo non significa che non siano possibili altri accorgimenti organizzativi che, pur prevedendo l’agente unico, siano compatibili con le esigenze di tutela dei lavoratori previste dalla legge. Ma questa, naturalmente, è un’altra storia”.
L’accorgimento organizzativo, cui fa riferimento il dr. Deidda, a modesto parere di un vecchio macchinista che conduce treni da più di 29 anni, potrebbe essere quello di avere sul treno un equipaggio polifunzionale.
Un equipaggio che dovrebbe essere professionalmente formato sia per condurre il treno, che per dare assistenza alla clientela.
Un equipaggio interscambiabile che possa affrontare con professionalità tutte le criticità che potrebbero verificarsi durante il percorso del treno.
Il Legislatore, se veramente ha a cuore la sicurezza di tutti, dei lavoratori che operano sul treno e dei passeggeri, nel processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario avrebbe dovuto imporre anche l’equipaggio polifunzionale.
Ciò in coerenza con l’adempimento datoriale dell’obbligo di sicurezza della prestazione di lavoro (Cass. Sez. unite – sent. 5163 del 4 marzo 2009).
Per quanto su esposto è evidente che l’attuale organizzazione del lavoro sui treni condotti da un "macchinista solo" risulterebbe potenzialmente pericolosa, sia per gli operatori a bordo treno, che per i viaggiatori.
I macchinisti e i loro rappresentanti sindacali, operano giorno per giorno con senno e ponderatezza.
Vorrebbero, come tantissimi lavoratori, una legge sulla rappresentanza sindacale e decidere in prima persona su accordi sindacali che mettono in discussione diritti indisponibili. L’esigenza di avere un unico macchinista alla condotta del treno è dettata dalla necessità di avere più concorrenza?
Di dare alle Imprese Ferroviarie, sia pubbliche che private, più competitività?
Le regole della concorrenza e della competitività possono “forzare” diritti inalienabili e indisponibili?
Qui non si tratta di essere i custodi del Tempio, di difendere privilegi inesistenti.
Si tratta dell’inalienabile diritto alla salute di ogni "macchinista solo" durante l’attività lavorativa che, nella fattispecie, diventa inevitabilmente un diritto collettivo.
Grazie per avermi dato questa possibilità di rompere questo muro di gomma per una Liberaldemocratica Informazione.
Un macchinista ferroviere di gucciniana memoria