RISPOSTA A "TRENI, ROMPERE IL MONOPOLIO"


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Risposta OrSA MU ad articolo "TRENI, ROMPERE IL MONOPOLIO" di Pierangelo Giovanetti  http://www.ladige.it/editoriali/treni-rompere-monopolio 

Egregio Sig. Pierangelo Giovanetti,

La conoscenza della materia è presupposto per un professionista, autonomo o dipendente che sia, di autorevolezza e oggettività, qualità oggigiorno sempre più rare. Il suo articolo apparso su L'Adige, “Treni: occorre spezzare il monopolio”, non rientra nel novero di queste rarità. È al contrario contraddistinto da approssimazioni e luoghi comuni lontani dalla realtà dei fatti. Ci preme segnalarle che in ambito ferroviario le liberalizzazioni sono già iniziate da anni. Attualmente in Italia ai dipendenti delle oltre 30 imprese di trasporto (RTC, GTS, TreNord, GTT, FER, Linea, Serfer, SBB Cargo, RailOne, NTV, tra le altre) vengono applicati contratti differenti che vanno da quello delle attività ferroviarie ai contratti individuali, passando per quello dell’autoferro, del commercio, degli spedizionieri merci e logistica, e che prevedono orari di lavoro settimanali variabili dalle 36 ore alle 46 ore, all’interno dei quali, in aggiunta, vengono applicate flessibilità di ogni genere nell’organizzazione del lavoro. I treni che lei cita, ovvero gli EC di LeNORD, sono nati perché l'ha voluto Trenitalia. Infatti OBB e DB, che sono coloro che pagano tale attività, sono sempre stati consapevoli che il servizio si sarebbe svolto alle condizioni pattuite. LeNORD società per azioni del gruppo FNM ha come soci DB, Trenitalia e la Regione Lombardia. Con queste premesse è evidente che i veri obbiettivi di questo servizio non sono altro che una partita di scambio. Trenitalia tramite le proprie controllate effettua servizi in Germania ed Austria e queste attraverso le loro controllate, LeNORD gruppo FNM, entrano sul territorio italiano. Inoltre il nuovo servizio innesca il meccanismo della nuova impresa che per dover sopravvivere al mercato deve applicare contratti ed orari di lavoro nuovi e più flessibili. Ed ecco che su questi treni, per la prima volta in Italia, su una locomotiva tradizionale viaggia un solo macchinista che lavora fino a dieci ore al giorno per 39-40 ore settimanali e nelle carrozze invece è presente un solo capotreno. Questo è il prodotto della liberalizzazione: minori costi per le imprese attraverso lavori più precari, deregolamentazioni delle norme contrattuali e infine minore sicurezza. Per di più il risparmio fatto sulla pelle dei lavoratori non ha inciso né sul miglioramento del servizio né sui costi del biglietto. A proposito di questi ultimi la informiamo che negli ultimi 5 anni, il prezzo dei treni AV è cresciuto fino al 91%, mentre nel medesimo periodo le tariffe regionali, nei casi più fortunati, sono state solo adeguate all’inflazione. Sul servizio AV il costo per fare Milano-Roma è di 15,7 centesimi a viaggiatore/km, mentre sul servizio regionale per fare Milano-Bergamo è di 7,9 centesimi a viaggiatore/km (e appena 2,8 se con abbonamento). Se agli introiti dell'AV maggiori fino a 7 volte di quelli di un abbonamento regionale, che per scelta politica ha le tariffe “intoccabili”, sommiamo la rigida separazione dei due mercati, che impedisce che la ricchezza dell’uno vada a compensare l’intrinseca povertà dell’altro, avremo una necessità sempre maggiore di sussidi pubblici per la tipologia di servizio richiesto dalla maggioranza degli italiani (pendolari). Sussidi che, essendo sempre meno erogati dallo Stato, dovranno essere creati risparmiando sul costo del lavoro. Una storia che si ripete all'infinito e di cui in pochi traggono benefici, non certo gli utenti e i lavoratori. Noi riteniamo che gli attuali ritmi di lavoro siano già estenuanti e che andare oltre significherebbe compromettere la lucidità dei ferrovieri con evidenti ripercussioni sulla sicurezza, già ora minata da deregulation.  Con l’ultimo decreto sulle liberalizzazioni, che lei definisce nientemeno che timido, si legittima quindi la soluzione più semplice, ovvero quella del dumping salariale, scaricando sui lavoratori del settore l’incapacità delle imprese di essere competitive utilizzando eticamente tutte le leve messe a disposizione dal libero mercato.

Per conto  dell’OrSA Macchinisti Uniti  e sempre disponibili al dialogo porgiamo

Cordiali saluti


Coordinatore Nazionale Operativo    ANTONINO CATALANO